II monitoraggio sul ‘Pluralismo di temi, soggetti e narrazione nella programmazione della Rai’, realizzato da CARES-Osservatorio di Pavia nel 2019, si è interessato anche alla fiction prodotta dalla Rai, con l’obiettivo di valutare la capacità del servizio pubblico di restituire un’immagine articolata del paese, dal punto di vista sociale, di genere, generazionale, etnico, religioso, di orientamento sessuale e dell’attenzione rivolta alle disabilità. Inoltre si è voluta verificare l’aderenza di queste narrazioni ad alcuni principi generali enunciati nel Contratto di Servizio 2018-2022, quali il rispetto delle diversità presenti nella società plurale, la promozione dei valori dell’accoglienza e dell’inclusione, la valorizzazione delle pari opportunità e della convivenza civile, il rispetto della legalità e della dignità della persona.
Sono state quindi sottoposte all’analisi sei serie televisive di produzione Rai, trasmesse nel 2019:
- Imma Tataranni Sostituto procuratore (Rai 1)
- Ognuno è perfetto (Rai 1)
- Pezzi unici (Rai 1)
- Rocco Schiavone (Rai 2)
- Un posto al sole (Rai 3)
- Volevo fare la rockstar (Rai 2)
I principali risultati
Pluralismo di genere
Tra i personaggi delle serie analizzate si è rilevato un dato prossimo alla parità: 44,9% di donne contro 55,1% di uomini, con una prevalenza femminile in Pezzi unici e Volevo fare la rockstar. La presenza femminile è più bassa tra le comparse, più forte tra i protagonisti e i coprotagonisti. Al di là del dato numerico, alcune serie hanno dimostrato la capacità di creare personaggi femminili innovativi e anticonvenzionali e di proporre modelli variegati e diversificati del femminile. Spiccano in particolare le serie Imma Tataranni e Volevo fare la rockstar, entrambe con una donna protagonista.
Pluralismo generazionale
La fascia di età 19-34 anni risulta favorita perché combina alte percentuali di presenza (27,2%) e di protagonismo (nel 69% dei casi si tratta di soggetti protagonisti o coprotagonisti). Le fasce di età seguenti (35-49 anni e 50-64 anni) sono presenti in misura analoga, ma con livelli di protagonismo via via decrescenti. Malgrado una minore visibilità tra i personaggi (12,4%), i minori giocano assai spesso ruoli importanti. I meno visibili sono gli ultra 65enni (8,8%), per i quali non mancano però alcune parti significative. Nella serie Volevo fare la rockstar è molto elevata la componente infantile/adolescenziale e oltre il 70% dei personaggi ha meno di 35 anni. Un profilo giovane caratterizza anche le serie Pezzi unici e Ognuno è perfetto. A prescindere dalla composizione per classi di età, in quasi tutti i titoli si è osservata una positiva tendenza a rappresentare un ampio spettro generazionale, attribuendo ruoli chiave anche a personaggi molto giovani o al contrario molto anziani, ed esplorandone le relazioni. Il filo conduttore che attraversa e unisce le generazioni è spesso la famiglia.
Pluralismo socioeconomico
Nei titoli analizzati si osserva la prevalenza di una categoria professionale generalmente secondaria nei programmi d’informazione, quella di commercianti, artigiani e operai. Spicca anche la forte presenza di studenti. Nella fiction, come altrove, prevalgono le posizioni professionali dirigenziali, ma il divario di visibilità tra queste ultime e le figure dipendenti (35% vs 28,7%) è meno accentuato rispetto agli altri generi di programma. Nessuna delle fiction analizzate si focalizza in maniera prioritaria sulle disparità socioeconomiche, ma diversi episodi allargano lo sguardo su precarietà lavorativa, disoccupazione, instabilità economica, differenze sociali, difficoltà delle categorie sfavorite, disagio sociale e povertà.
Pluralismo etnico
Nelle serie fiction analizzate i personaggi di origine etnica non occidentale sono sottorappresentati (soltanto il 4,8%) e sono perlopiù est-europei. Molto rare le altre etnie. Inoltre questi personaggi rivestono perlopiù i ruoli marginali delle comparse. L’unico titolo che inserisce dei soggetti non occidentali (precisamente albanesi e kosovari) tra i protagonisti è Ognuno è perfetto. Non mancano nelle varie fiction gli episodi che tematizzano in maniera positiva la condizione dei migranti nel nostro paese e che promuovono l’inclusione. Va detto però che, nella rappresentazione delle minoranze etniche, sono stati rilevati alcuni tratti stereotipati.
Pluralismo religioso
Nei titoli analizzati si osserva una scarsa centralità dell’elemento religioso nella caratterizzazione dei personaggi. Nella stragrande maggioranza dei casi (96%), la fede religiosa non è determinabile, quindi non appare significativa nella definizione dell’identità e nell’evoluzione narrativa. A questo si aggiunge un 1,6% dei casi in cui il personaggio è dichiaratamente ateo o agnostico. Soltanto nel 2,1% dei casi si profila una fede cattolica, mentre la fede islamica e induista sono decisamente residuali.
Attenzione alla diversità degli orientamenti sessuali
Nella fiction Rai emerge un’apertura apprezzabile agli orientamenti diversi da quello eterosessuale, con la presenza tra i personaggi di alcuni omosessuali e di un bisessuale. Generalmente questi soggetti rivestono ruoli narrativi importanti, essendo tra i coprotagonisti dell’episodio o anche, in due casi, membri del cast fisso (Volevo fare la rockstar e Un posto al sole). In quattro titoli – sui sei analizzati – l’omosessualità è tematizzata ed entra in un racconto che “sanziona” pregiudizio e discriminazioni persistenti in certi ambienti della nostra società, oppure ne “premia” il superamento.
Attenzione alle disabilità
La fiction Rai analizzata evidenzia un’attenzione significativa per la disabilità: 8,8% dei personaggi è affetto da qualche forma di disabilità e la questione è tematizzata approfonditamente. Questo risultato è essenzialmente riconducibile alla presenza nel campione della serie Ognuno è perfetto, che riesce a vincere una sfida non facile: trattare il tema della disabilità con serietà ma anche con leggerezza, senza scivolare nelle forzature retoriche, cercando di mostrare il diverso sguardo sul mondo delle persone disabili e, soprattutto, affidando la scena a un bravo gruppo di attori con la sindrome di down.
Indice di Inclusività nella fiction
La fiction è stata valutata attraverso un indice specifico, l’Indice di Inclusività, volto a verificare la presenza di modelli positivi di inclusione delle diversità presenti nella società plurale. Questo indice è composto da cinque diverse dimensioni che concorrono a definirlo: 1) adeguata contestualizzazione dell’attualità e rispetto delle diversità presenti nella società plurale; 2) sanzione dei comportamenti lesivi della dignità personale o discriminatori; 3) sanzione dei comportamenti illeciti; 4) proposta di modelli positivi di inclusione e di integrazione di diversità/disabilità/minoranze; 5) assenza di stereotipi nella caratterizzazione di personaggi portatori di diversità/disabilità, appartenenti a minoranze etniche o a particolari regioni o località italiane.
Dal momento che, per alcune delle domande proposte, non era sempre possibile determinare una risposta positiva o negativa, si è rilevato anche il livello di pertinenza, che misura la percentuale di risposte valide alle domande che compongono l’indice. Il risultato generale è illustrato nel grafico seguente.
Come testimoniano i valori elevati dell’indice, la fiction Rai analizzata rappresenta nell’insieme uno spazio positivo di inclusione, pluralismo, rispetto delle diversità esistenti nella società, promozione della dignità della persona e dei valori di convivenza civile.
La serie Imma Tataranni sostituto procuratore e la soap Un posto al sole presentano entrambe un indice di Inclusività pari a 1, segno di un approccio positivo e di una totale assenza di criticità, ma con una rilevante differenza tra i due casi: la prima serie ha permesso una valutazione sulla maggior parte dei parametri, tematizzando spesso i concetti definiti dalle cinque dimensioni. Per la soap opera, incentrata prevalentemente su dinamiche private, spesso la trama non forniva elementi pertinenti per valutare tali aspetti. Questo si riflette in un diverso grado di pertinenza.
Le altre serie presentano anch’esse un indice elevato, che oscilla tra 0,93 e 0,89 e testimonia dunque una positività globale, con qualche sporadica debolezza su singoli aspetti.
Tutte le fiction in esame sanzionano, in una o più occasioni, i comportamenti discriminatori o lesivi della dignità personale, che abbiano come bersaglio i disabili, gli omosessuali, i senzatetto, le minoranze etniche o altre categorie deboli. Inoltre, ogni serie a suo modo presenta modelli positivi di inclusione e di integrazione di diversità/disabilità/minoranze.
I valori più bassi si osservano invece sulla dimensione relativa alla sanzione dei comportamenti illeciti: in varie occasioni, atti illeciti più o meno gravi non sono accompagnati da una esplicita o implicita condanna nel corso della narrazione, ma anzi appaiono “giustificati” dalle circostanze.
Manuela Malchiodi (ricercatrice Osservatorio di Pavia)