Nel corso del 2019 CARES-Osservatorio di Pavia ha realizzato, per il secondo anno consecutivo, il Monitoraggio sulla Coesione Sociale nella programmazione Rai, in ottemperanza a quanto previsto dal Contratto di servizio 2018-2022 che impegna la Rai “a promuovere la crescita della qualità della propria offerta complessiva, da perseguire attraverso i seguenti obiettivi: raggiungere i diversi pubblici attraverso una varietà della programmazione complessiva, con particolare attenzione alle offerte che favoriscano la Coesione sociale e diffondere i valori dell’accoglienza e dell’inclusione, del rispetto della legalità e della dignità della persona.”
Per dare attuazione alle disposizioni del Contratto di servizio la Rai ha definito la Coesione sociale come “condizione che contraddistingue le collettività nazionali caratterizzate dal riconoscimento di una comune identità storica e culturale, da comuni valori e interessi, dal senso di appartenenza a una stessa comunità, dalla presenza di una rete attiva di relazioni sociali e di mezzi di comunicazione che facilitino la partecipazione di tutti alla vita civile, sociale, politica e culturale”.
Per rilevare il contributo della offerta televisiva Rai alla Coesione sociale è stato effettuato un monitoraggio finalizzato a rilevare il rispetto della dignità della persona e il grado di inclusione/diversità sociale.
Il monitoraggio, con la conseguente analisi dei contenuti quali-quantitativa,ha riguardato 1.100 programmi di Rai 1, Rai 2 e Rai 3 trasmessi nel corso del 2019 dalle ore 06:00 alle ore 02:00 e selezionati sulla base di criteri di rappresentanza dei diversi generi TV, delle tre reti generaliste, di tutte le fasce orarie dalle 6:00 alle 2:00, dell’audience e della rilevanza tematica. I risultati principali del monitoraggio 2019 sono stati confrontati con quelli del monitoraggio 2018, per verificare eventuali differenze, similarità e tendenza in corso.
Principali risultati
- I risultati evidenziano anzitutto come la programmazione Rai monitorata nel 2019 sia rispettosa della dignità della persona, in linea con quanto rilevato nel 2018.
Su 1.100 trasmissioni analizzate, 1.076 trasmissioni, il 97,8%, sono rispettose della dignità umana. In 24 trasmissioni (pari al 2,2% dell’intero campione) sono presenti casi di lesione della dignità umana, stigmatizzati direttamente o indirettamente, perlopiù inscenati allo scopo precipuo di condannare atteggiamenti, comportamenti o fenomeni sociali che ledono la dignità umana. In sole 3 trasmissioni (pari al 0,3% del totale) è presente una violazione della dignità della persona legittimata.
- La ricostruzione del profilo socio-anagrafico delle persone e dei personaggi presenti nelle trasmissioni mostra come la programmazione Rai sia complessivamente inclusiva di tutte le diverse categorie sociali considerate: donne e uomini; giovani, adulti e anziani; professioniste e professionisti in numerosi ambiti lavorativi; persone di tutte le diverse classi socio- economiche; rappresentanti delle diverse etnie che popolano l’Italia; credenti in diverse fedi religiose; persone abili e disabili; eterosessuali e omo o bisessuali.
- Quanto alla diversità sociale, la popolazione rappresentata dalla programmazione Rai è costituita da una componente maggioritaria di uomini, adulti, eterosessuali, di estrazione borghese, etnia occidentale, religione cattolica e, in apparenza, normalmente abili. Di fianco a questo gruppo più numeroso e omogeneo, trovano spazi di espressione più limitati le donne (più adulte e giovani che anziane) e i giovani, le persone di etnia e religione diversa da quelle autoctone, le classi media impiegatizia e della piccola borghesia urbana, e, infine, le persone diversamente abili e le persone omosessuali – quasi esclusivamente di sesso maschile.
- Innovativo è il calcolo dell’Indice di Adesione, che ha restituito un valore mediamente molto elevato, pari a 0,92 con qualche variazione secondo i generi TV e le categorie sociali: se l’Indice di Adesione per l’orientamento sessuale raggiunge il valore massimo di 0,99, l’Indice di Adesione della rappresentazione di genere si ferma allo 0,85, indicando una maggior distanza della rappresentazione TV di donne e uomini dalla distribuzione reale fra donne e uomini nella società italiana. Un risultato che, se da un lato è certamente problematico, perché contribuisce a coltivare un immaginario collettivo non paritario e non pienamente inclusivo, dall’altro rispecchia una società reale non ancora in grado di includere a pieno titolo le donne, specialmente nella vita pubblica, la quale è, per ovvi motivi, la più visibile nei media.
Si può certamente dire che la Rai ottempera agli impegni del Contratto di servizio contribuendo a promuovere la Coesione sociale con un’offerta televisiva complessivamente rispettosa della dignità della persona e che promuove attivamente il rispetto per la diversità. La programmazione Rai è altresì inclusiva di tutte le componenti della società italiana e, ancorché concentrata su alcuni profili tradizionalmente dominanti nell’immaginario TV tradizionale, è abbastanza diversificata da essere sostanzialmente aderente alla realtà, perlomeno laddove è stato possibile fare una valutazione in tal senso, ovvero per generi, generazioni, etnie, religioni, (dis)abilità e orientamento sessuale.
Il rispetto della dignità della persona
I risultati evidenziano come la programmazione Rai sia complessivamente rispettosa della dignità della persona: in 24 trasmissioni (pari al 2,2% del campione complessivo) sono messe in scena forme di lesione della dignità umana, in 21 delle quali sono stigmatizzate più o meno palesemente e perlopiù messe in scena con lo scopo di denunciare o contrastare atteggiamenti e comportamenti lesivi della dignità umana. Il 99,7% (1.097) delle 1.100 trasmissioni analizzate si caratterizza dunque per un sostanziale rispetto della dignità delle persone, fornendo quindi un contributo alla creazione di Coesione sociale. I frame che si connotano come realmente critici, legittimando direttamente o indirettamente la lesione della dignità umana, sono 3 in 3 diverse trasmissioni (pari allo 0,3% del totale) sia nel 2019 che nel 2018. Nel 2019 risultano dunque diminuite le messe in scena di lesioni della dignità umana risultate funzionali alla narrazione e alla promozione di Coesione sociale (-0,9%); mentre restano costanti le esigue forme di violazioni che si configurano come realmente critiche poiché non stigmatizzate e non funzionali a denunciare una cultura, un atteggiamento, un comportamento oltraggioso e/o lesivo della dignità della persona.
Inclusione e diversità sociale
Le 1.100 trasmissioni analizzate hanno restituito un campione di 18.688 persone fra conduttori e conduttrici, giornalisti e giornaliste, ospiti, intervistati, partecipanti ai diversi generi di programmi e personaggi delle Fiction, di cui il 63,7% uomini eil 36,3% donne: un valore che indica sotto-rappresentazione delle donne rispetto agli uomini e rispetto alle donne residenti in Italia, che costituiscono il 51,3% della popolazione totale, secondo i più recenti dati Istat. Tutte le generazioni trovano spazio di inclusione nella programmazione Rai, seppure sia evidente una prevalenza delle generazioni adulte: la parte più attiva della popolazione, che comprende i giovani adulti (35-49) e degli adulti/anziani (50-64 anni), copre infatti il 71,8% del campione rispetto al 43,4% della popolazione presente nelle stesse fasce d’età, con una popolazione italiana che vede una forte componente di over 65 anni pari al 22,8%. La rappresentazione delle diverse classi socioeconomichemostra una netta prevalenza del cluster costituito dalla borghesia degli imprenditori, dei liberi professionisti e dei dirigenti e quadri d’azienda, la classe socioeconomica con più ampia visibilità televisiva (67,6%). Seguono con forte distacco la classe media impiegatizia (16,1%) e la piccola borghesia urbana dei piccoli imprenditori e lavoratori indipendenti in diversi settori, commercio e servizi (8,2%). Le etnie diverse da quella occidentale sono tutte rappresentate, seppure all’interno di una quota ridotta del campione (pari al 4,3%): fra queste le più visibili sono l’est-europea (18,5%), la latino-americana (16,3%) e la “mista” (15,5%), rispetto alla ripartizione degli stranieri residenti in Italia per area di provenienza secondo i dati Istat. La religione cattolica, storicamente ancora prevalente nel nostro Paese, risulta la più rappresentata, soprattutto per gli uomini, nei casi in cui l’identità religiosa della persona/personaggio sia esplicitata. Seguono l’Ebraismo (11,6%), la religione cristiana protestante (5,1%) e quella Islamica (2,4%). Le persone diversamente abili risultano sottorappresentate in TV rispetto alla loro incidenza sulla popolazione reale (1,6% vs 5,2%). La rappresentazione dell’orientamento sessuale proposta dalla programmazione Rai è piuttosto variegata: considerati i casi di persone/personaggi di cui l’orientamento sessuale è palese, le identità eterosessuali (96,1%) sono al di sotto della ripartizione della popolazione reale secondo i dati Istat (97,3%).Le identità omosessuali o bisessuali sono il 3,9% nella programmazione analizzata.
Indice di Adesione alla realtà
I risultati emersi dall’analisi sull’inclusione e sulla diversità sociale sono stati comparati, laddove possibile, con dati demografici sulla composizione della popolazione italiana, al fine di indagare quanto la popolazione rappresentata dalla TV è aderente alla realtà sociale del Paese. L’assunto è che maggiore è l’aderenza della composizione della popolazione TV, per genere, generazione, etnia, religione, etc., maggiore è la possibilità per la programmazione Rai di raggiungere le diverse componenti della società e contribuire a creare coesione sociale. È stato costruito, un Indice di Adesione della rappresentazione TV alla realtà sociale, con valori compresi fra 0 e 1, dove 0 indica la massima distanza della rappresentazione TV dalla composizione reale della società e 1 la perfetta coincidenza fra distribuzione TV e distribuzione reale. Il calcolo dell’Indice di Adesione ha restituito un valore complessivamente pari a 0,92. Un dato medio che livella valori diversi per categoria sociale e genere TV, ma complessivamente stabile rispetto allo 0,94 del 2018. Come nel 2018, la rappresentazione Rai più aderente alla realtà interessa l’orientamento sessuale, che per entrambi gli anni ha un Indice di Adesione dello 0,99, mentre la più distante dalla realtà è la rappresentazione di genere, con un Indice di Adesione di 0,85 nel 2019 e di 0,86 nel 2018. Per quanto riguarda il grado di inclusione (reale o simbolica) dei diversi gruppi sociali nella programmazione televisiva, si riscontra la presenza nei testi e contesti tv Rai di tutte le componenti principali della società e della diversità sociale.
Ludovica Cassetta (ricercatrice Osservatorio di Pavia)
Nota: il Monitoraggio sulla Coesione sociale nella programmazione Rai è stato affidato dalla Rai a seguito dell’aggiudicazione del Lotto 1, “Ricerca quali-quantitativa”, della procedura negoziata n. 7364271AD. Il monitoraggio sulla Coesione sociale è stato realizzato in via sperimentale a seguito di suddetta aggiudicazione di gara, il cui oggetto specifico è il “Monitoraggio della figura femminile nella programmazione Rai”, realizzato in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 9, comma 1 e 2 del Contratto di servizio, sia per l’anno 2018 che per l’anno 2019.
Il progetto di ricerca è stato sviluppato e realizzato da un gruppo di ricerca con esperienza almeno decennale nell’analisi di media audiovisivi, il rapporto “Monitoraggio sulla Coesione sociale nella programmazione Rai”, anno 2019, è stato scritto da Monia Azzalini e Ludovica Cassetta, in collaborazione con la Direzione Marketing della Rai.