Sabato 21 ottobre si è conclusa la Sesta edizione del Premio Morrione. Durante la cerimonia, condotta da Marino Sinibaldi, Direttore di rai Radio 3, sono state premiate le due inchieste vincitrici: l’inchiesta Tabù HIV, nella categoria video, “per la sua capacità di approfondimento di fatti di cronaca legati a temi di interesse generale, trattati con sensibilità e rigore professionale” e l’inchiesta Le mani sul Fiume, nella categoria webdoc, “per la tecnica e il linguaggio giornalistico combinati con perizia nel mondo digitale e per la capacità di fornire nuovi e più ampi strumenti di conoscenza di realtà territoriali complesse”.
Milena Gabanelli ha ricevuto il Premio Baffo Rosso 2017, assegnato a chi si è distinto nella propria carriera per l’impegno nel giornalismo investigativo, “per aver indagato sempre la realtà senza censure né facili scoop, preservando la memoria e dando un contributo decisivo a formare cittadini consapevoli”.
Durante la serata di premiazione, Paola Barretta, ricercatrice dell’Osservatorio di Pavia, è intervenuta sottolineando l’importanza dell’approfondimento giornalistico anche nell’informazione tradizionale “main stream”. “Illuminare gli angoli bui, riprendendo una affermazione di Roberto Morrione, e sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni rilevanti come la diffusione dell’Hiv è quanto mai di attualità. Basti pensare allo spazio che, nei nostri telegiornali, ha la criminalità, eppure l’attenzione alla criminalità organizzata è marginale, solo il 6% dell’agenda complessiva della criminalità. E quando se ne parla, è per la copertura di fatti di cronaca più che per la tematizzazione del fenomeno. Anche di Aids si è parlato poco, passata la fase di grande visibilità mediatica alla fine degli ottanta, HIv e Aids sono quasi scomparsi dall’agenda: poco più di 100 notizie in 10 anni. Eppure, i dati, ci parlano di un incremento dei nuovi casi, soprattutto in alcune regioni italiane. E la scomparsa mediatica dei fenomeni, porta anche a una loro assenza nella percezione dei cittadini: Ilvo Diamanti afferma che, non solo la criminalità organizzata non è in cima alle paure, ma la diffusione dell’Hiv non è entra neanche nell’agenda. Un rapporto quello tra percezione, realtà e rappresentazione sempre più complesso al punto che la “percezione diventa realtà”.